Cenni storici

Si vuole il suo nome e la sua origine legati alla scomparsa della città di Novana, menzionata da Plinio il Vecchio, nella sua nota "Naturalis Historia" libro III cap. XIII, come città dell'interno posta tra Asculum e Cluana.

La disputa tra gli storici sull'ubicazione di questa città, risalente ormai ad alcuni secoli fa, verte a favore del territorio di Montedinove anche alla luce dei recenti indizi archeologici. Il ritrovamento inoltre di un miliario, a valle Fiorana, testimonia l'esistenza della via diretta ad Asculum- Novana- Firmum, che valica il monte dell'Ascensione verso est e che verosimilmente toccava i territori di Rotella e Montedinove. Significativo è il fatto che la piazza principale del paese porti il nome di "Novana", l'antica città scomparsa.

La sua prima edificazione fu la conseguenza dell'invasione longobarda avvenuta nel 578 ad opera dei profughi ascolani.

Nel 1099 l'abate di Farfa Berardo III munì, ex novo, Montedinove di un sistema difensivo, fornendolo di una cinta muraria, di due porte, Porta de'Monti e Porta Marina, e ponendolo a vedetta del Presidato Farfense nel Piceno.

Stretto d'assedio nel 1239 dalle truppe del Re Enzo, figlio di Federico II di Svevia, Montedinove, sotto il comando del Ghibellino Rinaldo d'Acquaviva, resistette per circa due anni; a ricordo di questo fatto d'armi 'Porta Marina" venne denominata "Porta della Vittoria".

Da un documento del 1279 si apprende che la terra di Montedinove godeva di una propria autonomia comunale con podestà a nomina ecclesiastica.
Alla fine del XIII secolo si rafforza, per lo spirituale, il potere diocesano dell'Abbazia; per quello temporale, invece, il territorio è soggetto alla giudicatura del Presidato Farfense che andava dalla valle del Musone a quella del Tronto.

La struttura urbana, le strette viuzze del centro e la cinta muraria sono testimonianza dell'interessante sviluppo che ebbe nei secoli XIV e XV.
Nel 1586 Sisto V trasforma i territori di Montedinove in uno stato moderno; la giudicatura diventa autonomia locale sotto il nome di "Presidato di Montalto" staccandolo dal potere del legato Pontificio e assoggettandolo direttamente alla Camera Apostolica.

Tutto ciò fino al regno italico di Napoleone.

Nel 1617 il Comune approvò la costruzione di un convento per i Frati Minori osservanti Riformati e il 10 novembre 1619 Papa Paolo V ne autorizzava la costruzione e benediceva la prima pietra per l'erezione del Santuario e Convento di San Tommaso di Canterbury. Questo santuario venne edificato lungo la via Cuprense, nel luogo in cui esisteva una cappellina, sempre dedicata a S. Tommaso, costruita dai Farfensi di S. Maria de Cellis un secolo prima.

Nei secoli successivi Montedinove seguì il corso storico dello Stato della Chiesa fino all'Unità d'Italia nel 1861.

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