Tradizioni
Anche per le tradizioni, come per la storia di Montedinove, occorre fare un gran balzo a ritroso nel tempo. Ad esempio l'uso dei falò, che vengono accesi nella piazza del centro storico (ma anche nelle campagne in particolari giorni dell'anno) il giorno della festa della Madonna di Loreto e dei Santi Lucia e Antonio, trae origine dall'antica civiltà dei Fenici che li accendevano in onore del dio del fuoco. Quando i farfensi e le prime comunità cristiane si insediarono in queste terre dovettero sostituire le feste pagane con rituali cristiani; non riuscendo a cancellarne del tutto le tracce, si videro costretti a cristianizzarle, permettendo lo svolgimento di questi riti rivolti però ai Santi Martiri della Chiesa.
Tra le cerimonie sopravvissute in questo piccolo centro, troviamo la festa del "Piantar Maggio", che si svolge nella piazza il primo di maggio. Anche le origini di quest'ultima tradizione si perdono nella notte dei tempi ed anche questa ha origini pagane. La festa è caratterizzata dal rituale di piantare un albero al centro della piazza, come auspicio che il prossimo raccolto possa essere buono e ricco. Per gli antichi popoli pagani l'albero in questa cerimonia era considerato un simbolo fallico che andava a fecondare, nel momento della piantagione, la madre Terra.
Montedinove non ha solo tradizioni di origini remota e pagana, ma anche tradizioni squisitamente cristiane che hanno reso popolare questo piccolo paese, come la fonderia di campane di Francesco Pasqualini, vissuto nel secolo XVIII. Alunno esterno del seminario di Fermo, giovanissimo, volle assistere alla fusione delle campane del duomo fermano, apprendendo l'arte del campanaro. Il Pasqualini, ordinato successivamente sacerdote, non volle abbandonare mai quest'arte, che anzi trasmise ai nipoti, e l'attività familiare, di generazione in generazione, proseguì fino agli anni cinquanta del nostro secolo.